CHE LA LUCE SIA

Come tante festività cristiane, anche la ricorrenza di Santa Lucia ha antiche origini pagane, origini naturalmente connesse al solstizio d’inverno e al ritorno della Luce.
A seconda delle tradizioni regionali Lucia può anche volare (specie su un asinello) e qui c’è uno stretto collegamento con il volo sciamanico che ha dato origine anche al volo mitico della Befana: un ennesimo elemento da collegare ai topos del solstizio invernale. La “santa” porta i doni (come Babbo Natale) mettendoli nelle calze (come la Befana).
Inoltre Lucia ovviamente assume in se le caratteristiche solari: la luce, il fuoco, gli occhi, la corona luminosa in testa con cui la si vede volare.
In Scandinavia e nei Paesi baltici c’era una figura mitica femminile con la luce tra i capelli, antecedente l’introduzione della festa di Santa Lucia: questo è il principale motivo per cui la venerazione della santa italiana si è diffusa in Svezia, un luogo molto lontano sia fisicamente che culturalmente dalla zona d’origine di Santa Lucia.
Infine Lucia porta i simboli agresti della rinascita similmente a Demetra e ad altre divinità femminili della Magna Grecia, proprio dove il suo culto si era inizialmente affermato: le spighe di grano o spighe di cereali in genere.
Il simbolismo di Demetra infatti era rappresentato dalle spighe di grano, dalla rinascita e dalla luce. La palma al posto della spiga tra le mani della Santa è un cambiamento cristiano postumo.
La figura di una divinità munita di spighe cerealicole è “intercambiabile”: c’è tanto al solstizio invernale quanto alle celebrazioni estive.
Persino la parte agiografica che racconta come la Santa fu gettata in un postribolo, e che i cristiani pretendono essere una vicenda veramente accaduta, in realtà ricalca il mito precristiano della vergine rinchiusa nel lupanare, mito che preesisteva anche nella cultura egizia.
Tra le divinità che richiamano la medesima ricorrenza solstiziale vi è anche la Dea sabina Lucina.
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